L’invecchiamento della popolazione è una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. Secondo l’ultimo Rapporto Eurostat, l’aspettativa di vita nell’Unione Europea è tornata a crescere dopo la pandemia di Covid-19, superando i livelli pre-2020. Con l’aumento dell’età media, cresce anche l’incidenza delle malattie croniche, in particolare il diabete di tipo 2 tra gli over 65: circa una persona su cinque è colpita, e il numero è destinato a salire.
Diabete negli anziani: perché è una priorità sanitaria
L’incremento dei casi di diabete senile è dovuto a più fattori:
- stili di vita sedentari;
- alimentazione sbilanciata;
- tassi crescenti di sovrappeso/obesità;
- miglioramento della sopravvivenza.
La gestione della patologia negli anziani è tutt’altro che semplice e richiede strategie di assistenza sanitaria mirate per garantire una buona qualità di vita dei pazienti.
Una delle principali difficoltà nella gestione del diabete nella popolazione anziana è la maggiore vulnerabilità all’ipoglicemia, che aumenta significativamente il rischio di cadute, demenza, declino cognitivo, ictus ed eventi cardiovascolari.
Alla luce di questi rischi, l’adattamento della gestione del diabete per tener conto dei cambiamenti legati all’età dovrebbe essere una priorità.
Nel numero di The Lancet Diabetes & Endocrinology Vol. 13, Number 5 | May 2025, Medha Munshi e colleghi discutono le raccomandazioni della Deprescribing Consensus Initiative, che mira a guidare gli operatori sanitari nel riallineamento delle strategie terapeutiche quando la gestione corrente è insufficiente. Per ottimizzare l’assistenza agli anziani con diabete, la loro struttura delinea un approccio in quattro fasi che considera:
- lo stato clinico e funzionale;
- lo stile di vita e i fattori sociali;
- i sistemi di supporto disponibili;
- le preferenze personali.
Data la complessità del diabete negli anziani, il trattamento deve essere adattato non solo ai dati demografici ma anche alle esigenze del singolo individuo. Gli obiettivi di HbA1c dovrebbero essere più bassi (7-5-8-5%) per ridurre l’ipoglicemia e utilizzati insieme ai dati di monitoraggio del glucosio. È inoltre necessario ottenere una valutazione geriatrica completa per valutare le capacità fisiche e cognitive per l’autogestione del diabete.
Polifarmacoterapia: un rischio da non sottovalutare
Gli anziani con diabete hanno spesso comorbilità multiple che richiedono regimi farmacologici complessi. Se non vengono gestiti con attenzione, questi farmaci possono fare più male che bene, aumentando sostanzialmente il rischio di ipoglicemia grave a causa delle interazioni farmacologiche o del prolungamento degli effetti fisiologici.
L’ottimizzazione della terapia farmacologica, inclusa la deprescrizione di farmaci ad alto rischio, è fondamentale per ridurre il rischio di ipoglicemia grave e migliorare gli esiti clinici. Tuttavia, vincoli economici e carichi di lavoro eccessivi nelle cure primarie limitano spesso l’applicazione di queste strategie.
La riduzione del numero di farmaci prescritti richiede ai medici una visione olistica del paziente e frequenti valutazioni del rischio, data la natura dinamica della gestione del diabete. Tuttavia, ciò non avviene regolarmente. Le équipe di cure primarie spesso sono sottoposte a pressioni di tempo o non provano a modificare i piani di trattamento stabiliti, per cui i pazienti più a rischio non vengono sottoposti a screening per l’anamnesi dell’ipoglicemia o a una guida preventiva, per non parlare dell’adeguamento o della riduzione dei farmaci che inducono l’ipoglicemia.
Fragilità e diabete: una relazione bidirezionale
La fragilità non è più una condizione esclusiva dell’età avanzata. Il diabete di tipo 2 in soggetti under 40 è in crescita e contribuisce all’invecchiamento precoce, con perdita di massa muscolare, infiammazione cronica e maggiore vulnerabilità agli eventi avversi. Studi recenti (Maltese et al., Henson et al.) evidenziano la necessità di comprendere i meccanismi muscolari coinvolti e di integrare la prevenzione della fragilità nella gestione clinica. In questo modo, sarebbe possibile poi sviluppare strategie per prevenire la perdita di massa muscolare scheletrica, uno dei fattori chiave della fragilità, e integrarle nell’assistenza di routine ai pazienti anziani con diabete tipo 2.
Un carico economico e sociale in aumento
Quasi il 67% di tutti i costi sanitari legati al diabete tipo 2 grava sulla fascia over 65. Senza un approccio più personalizzato e multidisciplinare, il rischio è un aumento dell’onere economico e un grave impatto sulla salute e il benessere delle persone anziane.
Conclusioni: verso una medicina geriatrica del diabete
Con l’avanzare dell’età, le complessità della salute si moltiplicano, con condizioni che si intrecciano e hanno un impatto sul benessere generale. La gestione del diabete nella terza età deve andare oltre la sola glicemia. Serve un cambio di paradigma: cure centrate sulla persona, obiettivi realistici e team sanitari preparati a rispondere alla complessità del paziente anziano. Solo così sarà possibile garantire autonomia, prevenzione della fragilità e una vita più lunga e in salute alla crescente popolazione anziana.
References
- EDITORIAL – Diabetes and frailty in an ageing world. Lancet Diabetes Endocrinol. 2025 May;13(5):355
- IDF Diabetes Atlas 2025
- Howard H Moffet, Elbert S Huang, et al – Severe hypoglycemia and falls in older adults with diabetes: The Diabetes & Aging Study. Diabet Epidemiol Manag 2023 Oct-Dec:12:100162
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- Lu Han, Andrew Clegg, Tim Doran, Lorna Fraser – The impact of frailty on healthcare resource use: a longitudinal analysis using the Clinical Practice Research Datalink in England. Age Ageing 2019 Sep 1;48(5):665-671